E’ un lungometraggio e un work in progress*; dall’ultimo episodio dell’Ulisse di James Joyce. Il film è completato al 70%.
In attesa di una Produzione che lo rivesta di una copertura legale e distributiva; non finanziaria.
Per i costi è infatti autosufficiente (autoprodotto). Le locations per le scene ancora da girare sono Trieste, Parigi, Roma (completate) e Zurigo. I luoghi dove l’Ulisse è stato scritto (non dove è ambientato). Poche settimane di lavoro, compresa la post-produzione.
Idealmente, può proseguire fino a coprire tutto il monologo di Molly (circa tre volte la durata attuale programmata, vale a dire 74 minuti). La prosecuzione può avvenire a tappe; e potenzialmente può coinvolgere più di un regista.
Questo primo lungometraggio è pensato per uscire entro il 2022 (aggiornamento: questo giusto prima della pandemia: ora, ormai, sine die), in occasione del centenario della pubblicazione dell’Ulisse. Gli altri, eventuali, a breve intervallo successivo. Ognuno declinando una diversa visuale su Molly. Fino alla ‘Penelope’ totale, di tre-quattro ore.
E’ in primo luogo un’operazione (un film, un video…) sul linguaggio; quindi su Molly Bloom in quanto personaggio; infine, una riflessione sul ‘femminile’.
In linea di assunto iniziale: ogni frase viene qui considerata un individuo, ‘un quadro’; ed è quindi recitabile da un soggetto diverso. A farne un lavoro solo teorico ci sarebbero tante Mollies quante sono le battute (un migliaio, nella fattispecie); il totale corrisponderebbe quindi a un museo, a una galleria di scene, di tableaux vivants. Ma il modernismo dell’Ulisse non persegue la forma assoluta – e quindi neanche noi. A questo punto della produzione sono cinque/sette le Molly principali, con una ‘trinità’ al centro.
I sottotitoli in inglese ne sono parte integrante: ogni inquadratura vive della sua didascalia, che riporta fedelmente il testo originale di Joyce – l’edizione pubblicata nel 1922. Non è ‘un’aggiunta’.
Sono Titoli, non sottotitoli.
Le parti ‘in nero’ e voice-over restano come segnaposto provvisorio per le battute ancora da girare.
La traduzione delle didascalie, nella versione italiano/inglese, è originale: è in itinere una traduzione completa del XVIII capitolo dell’Ulisse, detto appunto ‘Penelope’, differente da questa – strumentale alle necessità di una lettura istantanea.
Il titolo, Mollysday, intende rispondere all’ambiguità fra genitivo e plurale del Finnegans wake, lavoro idealmente in continuità rispetto all’Ulisse – nonché ai precedenti del cursus Joyceano. Almeno, questa la tesi. Il finale notturno di Mollysday vuole suonare infatti come ingresso alla inaugurantesi veglia dei Finnegan.
*ovv.
P.s. essendo un progetto, come si suole dire, ‘di nicchia’, a tratti il linguaggio di questo sito risulterà eccessivamente sintetico e allusivo a chi non abbia dimestichezza e pratica da amatore, se non professionale, con l’opera di Joyce.
Alcuni passi di un certo ‘trobar clus’ non saranno quindi dovuti all’esibizionismo di un ‘sapere segreto’, ma al suo contrario: al pudore di non annoiare con ovvietà il ristretto pubblico di riferimento. Immaginiamo per confronto la ricapitolazione di tutte le regole di uno sport durante una telecronaca…
Naturalmente di nicchia non vuol dire minore, se non in termini quantitativi. Almeno in linea di principio.
